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Voglio raccontare una storia del 1985 in cui la mia professione di medico rianimatore incontrò casualmente la Republic of Singapore Air Force. Nell'agosto di quell'anno stavamo curando assiduamente e con buoni risultati un ragazzo australiano vittima di un incidente stradale, uno scontro frontale all'uscita dell'autostrada quando aveva per un attimo dimenticato che da noi si tiene la destra. Oltre a varie fratture aveva anche un trauma cranico ed era senza conoscenza ormai da un mese. La famiglia cominciò ad insistere per un trasferimento in Australia anche perché i costi non coperti dalla sua assicurazione sanitaria erano diventati insostenibili. Mi chiesero di accompagnarlo per fornirgli una assistenza medica specializzata. In breve vennero prenotati otto posti su un volo della compagnia Qantas e, richieste le ferie al mio ospedale, mi imbarcai con la solo assistenza del padre del ragazzo e di una hostess della Qantas con il diploma di infermiera. Durante l'attesa di quattro ore presso l'ambulatorio medico di Fiumicino dove venimmo ospitati, compilai quasi per gioco una domanda per il comando della Forza Aerea di Singapore, in cui chiedevo di visitare la base di Paya Lebar il vecchio aeroporto civile da quattro anni solo base militare. All'andata il nostro volo atterrò nel nuovo aeroporto civile di Changi e riuscii velocemente ad imbucare la domanda. Dopo aver felicemente consegnato il ragazzo ai colleghi rianimatori dell'ospedale di Sidney nel volo di ritorno mi fermai a Singapore. Arrivai alla segreteria del comando dove rintracciai la mia domanda. A quei tempi era molto difficile visitare basi aeree nel paese asiatico, ma purtroppo ancora oggi è praticamente impossibile avere un permesso dalle autorità preposte.Perfino il personale civile e militare che lavora nelle basi aeree della RSAF è sottoposto al divieto di effettuare riprese in particolare delle installazioni militari, e di divulgare ogni tipo di informazione. Sono fortemente sconsigliati anche i rapporti professionali del personale della base con estranei.Quella volta però dopo molte trattative mi fu concesso un ingresso, ma solo al Gruppo 131. Non era il 140 o il 141 che aveva gli Hunter, ma un reparto di addestramento che però, colsi in una fase importante della sua storia,la transizione ad una nuova macchina.Dal 1979 impiegava una ventina di Lockheed T 33A ex Armée de l'Air che stava per sostituire con il Siai S211di cui era appena iniziata la consegna di una trentina di esemplari. All'ingresso della base feci la conoscenza del mio accompagnatore, un arcigno ufficiale dei servizi di origine malese che non mi mollò un attimo e volle controllare ogni inquadratura mettendo anche un occhio nel mirino della mia Nikon per controllare che non venissero fotografate installazioni.Nel piccolo piazzale del 131 Squadron potei assistere alle operazioni di volo dei Siai 211 (fra cui il 383, il 380 ed il 386) che effettuavano solo circuiti sul cielo campo a dimostrazione che il velivolo italiano era in piena fase di acquisizione, mentre i T 33A erano si presenti ma non più al centro dell'azione: il 29901 (14502, ex AdA 338-HD) ed il 29838 (8144, ex 338-HK) in livrea metallica mentre un 371 in colorazione mimetica era decisamente più aggressivo; la sua provenienza mi rimane ancora ignota.Il mio accompagnatore fece solo una piccola concessione, e mi permise una veloce occhiata al vicino 130 Squadron dove operavano gli ultimi BAC Strikemaster nell'addestramento avanzato; la macchina 314 era un Mk.84 ed esibiva la classica mimetica della Republic of Singapore AF, mentre il 323 era ancora nelle livrea originale del precedente utilizzatore, per la precisione un Mk81 ex Yemen.Una prevista visita di Seletar allora sede degli aerei a pistoni ed elicotteri non venne confermata dal comando e non mi restò che salutare il mio accompagnatore al tavolo di un ristorante cinese e tutto finì.Per la cronaca qualche anno fa il ragazzo australiano completamente ristabilito mi è venuto a trovare ed ha ricordato con una nuova visita turistica la sua disavventura italiana.
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 Foto e testo di Elio Viroli

Agosto 1985

 English translation by Mara Ciarini

I want to tell a story from 1985 in which my profession of resuscitator accidentally met the Republic of Singapore Air Force. In August of that year we were assiduously treating and with good results an Australian boy victim of a car accident, a frontal collision at the motorway exit when he had for a moment forgotten that we keep the right. In addition to several fractures he also had a head trauma and had been unconscious for a month. The family began to insist on a transfer to Australia also because the costs not covered by his health insurance had become unsustainable. They asked me to accompany him to provide a specialized medical assistance. Shortly eight seats were booked on a flight of the company Qantas and, asked for the holidays at my hospital, I embarked with the sole assistance of the father of the boy and Qantas’ hostess with the diploma of nurse. While I was waiting for four hours at the medical clinic in Fiumicino where we were hosted, I filled out almost as a joke a question for the Headquarter of the Republic of Singapore Air Force, in which I asked to visit the Paya Lebar Base, the old civil airport that for four years was only a military base. On the way our flight landed in the new civil airport of Changi and I quickly managed to post the application. After happily handing the boy over to Sydney hospital colleagues, on the flight back I stopped in Singapore. I got to the Headquarter where I tracked down my request.
At that time it was very difficult to visit air bases in the Asian country, but unfortunately it is still practically impossible to have a permit from the authorities in charge.
Even civilian and military personnel working in RSAF air bases are prohibited from filming, in particular military installations, and from divulging any kind of information. The professional relations of the base’s staff with strangers are also strongly discouraged.
That time, however, after many negotiations I was granted an entry, but only to the Squadron 131. It was not the 140 or 141 which had the Hunters, but a training unit that, however, I caught in an important phase of its history, the transition to a new machine.
From 1979 it employed about twenty Lockheed T 33A ex Armée de l'Air that was replaced with the Siai S211 of which it had just begun the delivery of about thirty examples. At the base’s entrance I made the acquaintance of my companion, an officer of the Malaysian services who didn’t give up a moment and wanted to check every shot by putting an eye in the scope of my Nikon to check that no installations were photographed.
In the small square of the 131 Squadron I could attend the flight operations of the Siai 211 (among which the 383, the 380 and the 386) that carried out only circuits on the sky field to demonstrate that the italian aircraft was in full phase of acquisition, while the T 33As were present but no longer at the center of the action: the 29901 (14502, ex Ada 338-HD) and the 29838 (8144, ex 338-HK) in metallic livery while a 371 in mimetic coloration was definitely more aggressive; its origin still remains unknown to me.
My guide made only a small concession and allowed me a quick look at the nearby 130 Squadron where the last BAC Strikemaster operated in advanced training; the 314 machine was a Mk.84 and showed the classic camouflage of the Republic of Singapore AF, while the 323 was still in the original livery of the previous user, specifically a Mk81 ex Yemen.
A planned visit of Seletar, venue of piston planes and helicopters was not confirmed by the Headquarter and I only greeted my guide at the table of a Chinese restaurant and everything ended.
Just to know few years ago the Australian guy completely restored came to see me and reminded his italian misadventure with a new tourist visit.

Images and text by Elio Viroli

August 1985